Malesia – Penang

Andare in vacanza in un posto dove la religione di Stato è l’Islam mi ha sempre bloccata per vari motivi. La sicurezza e la paura degli attentati, la libertà di bersi un mojito sulla spiaggia quando ne hai voglia (che vacanza è senza alcool?), la libertà di stare in bikini senza sentirsi osservate, la mia ignoranza sull’argomento.  Ammetto vergognosamente di non sapere la differenza fra un Hijab e un Chador, cosa significano e in quali stati sono usati.

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Se la Malesia è a tutti gli effetti uno Stato Islamico con tutti i pro e i contro sopra elencati, l’isola di Penang ne è l’eccezione. Qui, nonostante una netta maggioranza della popolazione sia di fede mussulmana (45%), convivono anche induisti, cattolici, buddisti e dragoni cinesi. Pare che gli unici ad avere problemi siano gli atei (mal visti da tutti…)

Sotto un cielo limpido e azzurro Buddha, Allah, Ganesh, Vishnu e Gesù se ne vanno a braccetto riempiendo l’aria di incensi, profumi, candele e canti diversi.

La città principale è George Town. Passeggiando per le sue strade si possono incontrare dragoni cinesi dorati e splendenti, moschee che diffondono preghiere islamiche, templi buddisti che riempiono l’aria di incensi, chiese cattoliche che lasciano il posto a statue induiste a due teste e sedici braccia. Nei ristoranti all’ora di pranzo si possono ammirare tavolate di colleghi d’ufficio che pranzano insieme, un miscuglio di razze ed etnie, veli sul capo, abiti  indiani dai colori sgargianti, pelli scure, occhi a mandorla e ogni tanto qualche occidentale.

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Ma George Town è sorprendentemente bella anche nella sua parte storica ed architettonica. Dico sorprendentemente perchè, purtroppo, tutte le città asiatiche che ho visitato finora mi hanno abbastanza deluso. Solitamente rasano al suolo tutto quello che c’era prima per costruire grattacieli super moderni, super alti, super contorti, super. La parte storica o antica delle città viene lasciata morire e cadere a pezzi, trasformandosi così da antica e storica a sporca e fatiscente. Penang invece è diversa. Le case coloniali sono state mantenute e alcune ristrutturate, dando alla città un aspetto fresco, colorato e allegro. Vi consiglio di passeggiare per la Art Street a testa alta, perchè oltre agli splendidi murales qui potete ammirare meravigliose vetrate, colonnati, porte e balconi delle vecchie case malesi.

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Anche la Cheong Fatt Tze, conosciuta come The Blue Mansion, è stata splendidamente ristrutturata nel 1995 riportando alla luce il suo magnifico e unico color indaco e, astutamente, è stata trasformata non solo in museo ma in un piccolo albergo lasciando una parte adibita a ristorante.

Per quanto riguarda il cibo vi lascio solo immaginare la varietà di piatti che potete trovare, ovviamente a prezzi ridicoli. I ristoranti locali sono delle piccole piazzette all’aperto riempite di tavolini e circondate da negozietti che sfornano piatti tipici uno dietro l’alto. Si fa il giro, si sceglie, si da il numero di tavolo e si paga direttamente allo “chef” quando ti porta il piatto. I profumi si mischiano e in una stessa serata potete gustare piatti Malay, cucina araba, cucina cinese, kebab, involtini primavera (i più buoni che abbia mai mangiato), curry tailandese, teppanyaki giapponese e se siete sfigati, la pizza. Era tutto squisito e ci ho mangiato più di una volta senza crampi allo stomaco o nottate passate seduta sul water. Detto questo, se le vostre priorità nello scegliere un ristorante sono presenti nell’elenco sottostante, evitate i ristoranti “local”:

  • Pulizia
  • Rintracciabilità alimentare
  • Elenco degli ingredienti
  • Cibo senza glutammato
  • Elenco degli allergeni presenti nei piatti
  • Impiattamento curato nei minimi dettagli
  • Tovaglioli

L’unica cosa poco bella a Penang è il mare, soprattutto per noi italiani abituati alla meraviglia del mediterraneo, alle spiagge sarde, alle calette siciliane, ai colori pugliesi….

Questo problema  è facilmente risolvibile attraverso l’utilizzo dei traghetti veloci, in un paio di ore ci si ritrova nelle isole vicino a Langkawi, per l’esattezza noi siamo andati a Palau Payar. beautiful-wallpapers-water-fish-desktop-wallpaper-animals-under-cool-superb-super-screenUn paradiso di sabbia bianca, mare verde smeraldo e pesci variopinti. Qui potete rilassarvi, fare snorkeling sulla barriera corallina, nuotare con gli squali, e se siete fortunati come me, venire attaccati da un branco di stronzi pescioloni arcobaleno e scoprire così che quando mordono fanno un cazzo di male.

Le foto di seguito non sono le mie, purtroppo il mio telefono era fuori uso, le ho prese online qua e là, ma vi assicuro che il mare è ancora più verde e trasparente di quello che appare qui. L’unico suggerimento, state attenti al sole. La crema 50+ all’equatore non basta…

Se siete ancora titubanti e poco convinti di fare una vacanza qui, ricordatevi che Sandokan era Malese. Non aggiungo altro, ma voi ammettetelo, state cantando la canzone della sigla… (sentila QUI)

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